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Anteprima
uccide davvero?
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Ciao!
Sono Ester Memeo e sono una Podcast Coach, il che significa che ti aiuto a realizzare il tuo podcast anche se parti da zero. Questa è Prospettive, la newsletter in cui mi piace guardare oltre e invitare chi la legge a fare altrettanto. Esce una volta a settimana, il giovedì alle 7 in punto.

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Oppure puoi condividere il link di iscrizione a chi ti fa piacere.

 

Zona di comfort

“La comfort zone uccide”,
“Devi uscire dalla tua zona di comfort se vuoi crescere”
“La zona di comfort è pericolosa”


Dì la verità, quante volte hai sentito questa frase
? e quante volte ti sei sentitə alle strette perché qualcuno ti diceva di fare quel grande salto al di fuori del tuo recinto? o hai detto tu stesso questa frase a qualcuno per spronarlo a oltrepassare un limite?

Io personalmente l’ho detto tante, tante volte. A me stessa e a chi mi stava vicino. Questo perché abbiamo imparato che per migliorarsi non possiamo restare sempre nel proprio “giardino di casa”, dobbiamo oltrepassarne i confini, scoprire cosa c’è al di fuori e mettersi in gioco su qualcosa di nuovo.

E diciamo con tutta serenità che non è affatto un passaggio facile da fare. Lasciare la vecchia via per la nuova genera sempre un po’ di ansia, anzi direi, senza giri di parole, che ci fa una paura bestiale.

Perché nella nostra testa, uscire dalla zona di comfort significa sempre fare un salto nel vuoto, buttarsi dall’altra parte del muro di recinzione verso qualcosa che non si conosce.

Wait! Un momento. Guardiamo per un attimo le cose da un’altra prospettiva.

La zona di comfort, per quanto dannosa possa essere considerata per la nostra evoluzione sociale e personale, ha indubbiamente dei lati positivi. Inutile negarlo.
Per prima cosa ci fa stare bene: niente brutte sorprese, tutto ci è familiare, comodo e sicuro.
Seconda cosa ci fa sentire padroni assoluti: all’interno di quelle mura deteniamo il potere, abbiamo il controllo di tutto, niente ci spaventa.

C’è anche da dire, però, che questo giardino è pur sempre uno spazio limitato in cui muoversi e che a lungo andare, il mancato movimento può atrofizzare i nostri arti (e pure il nostro cervello!). Guardare sempre lo stesso scenario può stancarci.

Solo che quando ce ne rendiamo conto, non sempre la prima reazione è quella di scavalcare il muro e precipitarsi fuori. Soprattutto se viviamo in quel giardino da parecchio tempo e i nostri muscoli atrofizzati non hanno più le forze per farlo.


Dunque restiamo nel limbo del vado o non vado?, indecisi se restare dove siamo e continuare a detenere il potere assoluto su quel giardino oppure farci forza e fare il salto per conquistare nuovi terreni.

Ed è proprio qui l’errore: crediamo che la scelta debba essere netta, al di qua o al di là del muro.

E se non fosse così? e se non servisse un gesto eroico?

Se invece potessimo solo allargare quei confini un centimetro alla volta?

Questa prospettiva mi piace molto di più. Più che un muro vedo delle pareti mobili che un po’ alla volta espandono lo spazio di quel giardino.
Dunque avanzare senza perdere del tutto il controllo. Fa molta meno paura, non trovi
?

Ammetto di essere uscita spesso dalle mie zone di comfort con grandi salti nel vuoto e annesse paure e soddisfazioni. Ma l’approccio di lenta espansione mi ha salvato più volte.

  • Vuoi mollare il lavoro e buttarti in una nuova avventura? Inizia a preparare un piano B prima di fare il salto e mettiti al sicuro.
  • Hai nel cassetto il sogno di scrivere un romanzo? Inizia con dei brevi racconti o poesie.
  • Vuoi lanciare il podcast della tua vita? Comincia da un progetto semplice e sostenibile.

Non ho citato a caso questi esempi. Sono cose che ho fatto davvero, a parte scrivere il romanzo…

Però puoi farlo anche tu. Inizia a espandere la tua zona di comfort un pezzettino alla volta: ti manterrai in allenamento e un giorno ti guarderai indietro e scoprirai di aver quadruplicato lo spazio di quel giardino.

Uscire dalla zona di comfort significa cambiare mentalità, guardare oltre quel giardino e ampliare le prospettive. Significa considerare il fatto che non il mondo non è solo quel giardino e che forse c'è dell'altro di interessante da conoscere. Significa mettersi in discussione rispettando la nostra identità. Significa darsi delle possibilità.

Non devi per forza fare un gesto eroico. Però devi fare un gesto, che per quanto piccolo deve farti avanzare.


Ora, valuta la possibilità di fare quel passo in più.

Posso darti un suggerimento?

Comincia a occupare uno spazio più grande nella mente delle persone. Presidia un canale nuovo che i tuoi competitor non hanno ancora conquistato. Spargi la voce del tuo brand.

Ecco, se la cosa ti stuzzica, qui sotto 👇  puoi trovare una dose settimanale di carica. Considerala una sorta di ginnastica passiva che ti rimette in forze per cominciare la tua conquista.

Puoi restare sulla poltrona del tuo giardino e ascoltare in relax.
Non devi nemmeno fare lo sforzo di ricordare quando è disponibile la prossima ricarica: ti basterà
pigiare sul tasto "Follow" di Spotify e sulla campanella 🔔  per attivare le notifiche oppure sul tasto "Iscriviti" su Apple Podcast.

Ti aspetto!

 

Quello che ho scoperto

1. Ci stiamo abituando, nostro malgrado, a comunicare attraverso uno schermo. Ma siamo sicuri di riuscire a farlo bene? Ecco cosa tenere presente per farlo in modo efficace.

2. A quanto pare la disinformazione sta contagiando anche il podcasting.

3. Non un articolo, ma una newsletter. Tra i miei consigli questa settimana c'è Viagging, la newsletter di Simone Pazzano, giornalista e digital strategist, che parla di comunicazione e content marketing nelle sue stanze di lettura e scrittura. Esce ogni domenica mattina, e ho pure avuto l'onore di farne parte. Questo è il link per scoprirla e iscriverti.

 

Quello che ho ascoltato

1. Cominciano ad affacciarsi sul web i podcast dedicati al cambiamento climatico, ma c'è ancora un enorme spazio da colmare in tal senso. Per ora ti segnalo Bello Mondo, un podcast originale Spotify curato dal divulgatore Federico Taddia e la climatologa Elisa Palazzi. Una narrazione ricca di informazioni utili e contributi di ricercatori e ricercatrici sul climate change.

2. Ricordate Osho? È il nome del maestro spirituale indiano Bhagwan Shree Rajneesh. A metà degli anni Settanta, i suoi seguaci fondarono una comune raccogliendo adepti da tutto il mondo. La loro filosofia era di mettere in comune tutto, possedimenti, guadagni e figli, stravolgendo intere famiglie. Soli si concentra su ciò che quei figli hanno vissuto nella comune, dove non l'idea fondante era che "i bambini appartengono a se stessi" non ai genitori. Un documentario toccante e a tratti orribile nella sua stessa crudele realtà dei fatti.

Se vuoi rispondere a questa mail, rispondo sempre! Ma se preferisci, puoi anche mandarmi un messaggio vocale qui 👇

 
 
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Lo faccio con passione e dedico con piacere tempo ed energie a trovare informazioni e tematiche che possano interessarti. Spero di riuscirci sempre e soddisfare le tue aspettative.
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Ciao, alla prossima Prospettiva!



Ester Memeo
Podcast Coach e Producer
ester@estermemeo.it
Qui è dove condivido quello che imparo

 
 
 
 
Ester Memeo, Milano, 20153 Milano MI, Italia


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